Spesso i giovani o i loro genitori, durante l’adolescenza si chiedono se la disattenzione sia un vero e proprio disturbo e come possono affrontare il problema.
In questo articolo vedremo quali sono i segnali più comuni dell’ADHD in adolescenza e cosa si può fare.
Questo periodo di vita rappresenta il passaggio di definizione dell’identità e viene situato generalmente tra i 13 e i 19 anni.
Nella prima adolescenza dai 13 ai 15 anni circa assumono particolare rilevanza il confronto con i coetanei e il cambiamento del corpo. L’attenzione tende ad andare in queste due direzioni.
Nella media adolescenza dai 15 ai 17 anni, i rapporti di amicizia diventano più stabili ma spesso ancora basati su frequentazioni irregolari; il corpo sta ancora cambiando e a volte può essere vissuto con preoccupazione.
In tarda adolescenza, tra i 17 e i 19 anni, le relazioni sono più consapevoli e intime e anche la capacità di pensiero è più completa; la capacità di attenzione tende a migliorare.
Durante tutto questo periodo è normale che l’attenzione sia più bassa perché molte delle energie fisiche e mentali sono impiegate per crescere.
L’utilizzo abituale e inconsapevole dei social e di Internet può peggiorare il livello di attenzione.
Ma quando questa disattenzione deve far insospettire?
Quali sono i segnali tipici che suggeriscono di rivolgersi a uno specialista?
In generale quando le manifestazioni. Interferiscono con il buon funzionamento dell’individuo e compromettono la qualità della sua vita (American Psychiatric Association [APA], 2013).
Altre red flag
Talvolta l’ADHD viene chiamata anche disturbo demotivazionale.
Questo termine mette in evidenza come, chi ha una diagnosi di questo disturbo, può sentirsi a disagio nel non riuscire a scuola o a stare in compagnia o in altre situazioni quotidiane spegnendo la motivazione e la vitalità.
L’ADHD viene classificato tra i disturbi del neurosviluppo.
L’acronimo Attention Deficit Hyperactivity Disorder ha il corrispondente in italiano DDAI.
I circuiti della dopamina sono alterati. Generalmente questo disturbo viene diagnosticato durante l’infanzia ma può capitare, se in forma lieve e in assenza di altre comorbilità, che venga scambiato con un atteggiamento di indolenza, non voglia di fare, testa tra le nuvole, vivacità e talvolta maleducazione e giunga così all’attenzione dello specialista in adolescenza o nella giovane età adulta.
A volte, la persona con ADHD, anche se non diagnosticata, ha già trovato dei modi per affrontare le difficoltà compensando con altri comportamenti e strategie.
Ci sono tre presentazioni cliniche dell’ADHD:
L’eziologia è multifattoriale, una combinazione tra fattori genetici e ambientali.
Secondo uno studio della WHO (World Mental Health) in Italia le diagnosi tra i 6 e 17 anni si aggirano intorno al 3%, negli adulti tra i 18 e i 44 anni variano dal 2,8 al 7,3%.
L’utilizzo di farmaci sia in età pediatrica che adulta è ancora oggetto di approfondimento.
La fitoterapia può essere un valido aiuto.
Nel 50% dei casi il disturbo scompare nell’età adulta, nel 3-5% dei casi compaiono altre manifestazioni. Infatti, possono presentarsi problemi scolastici, difficoltà relazionali e complicanze in ambito lavorativo (Massetti et al., 2008; Strine et al., 2006), oltre che comorbidità con altri disturbi.
Nel sesso maschile le manifestazioni dell’ADHD si esprimono più spesso con sintomi esternalizzanti, comportamenti oppositivi, talvolta aggressivi.
Nelle ragazze si può manifestare con ansia e depressione, “essere con la testa tra le nuvole”, può nascondere un sintomo dell’ADHD.
Nel dubbio è bene rivolgersi a uno specialista.
Nel quotidiano:
Conoscere le caratteristiche di questo disturbo per facilitare la vita quotidiana e le relazioni con modalità appropriate
Riconoscere le caratteristiche della persona nella sua unicità pur all’interno di una diagnosi di disturbo di attenzione.
Cosa non fare
Il metodo di fitoterapia psicosomatica è utile per chi ha questo tipo di disturbo?
Si. Risulta efficace per gestire le manifestazioni dell’ADHD:
Con questo metodo si ha un incremento della conoscenza del proprio corpo, della gestione delle emozioni, miglioramento della capacità di attenzione.
Serve inoltre per gestire altri sintomi che spesso sono in comorbilità con l’ADHD come l’ansia.
L’ADHD in adolescenza può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana e sulle relazioni. Riconoscere i sintomi e adottare strategie adeguate può migliorare notevolmente la qualità della vita degli adolescenti con ADHD.
In caso di dubbi, è sempre bene rivolgersi a uno specialista per una diagnosi accurata e un supporto adeguato.
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